La messaggistica made in Italy si quota alla Borsa di New York
La Stampa 04/03/2019 MAURIZIO TROPEANO ed. Nazionale TUTTO SOLDI p. 23
Kaleyra cerca investitori globali nei servizi sms per banche e aziende
Corre l’anno 1999 quando Dario Calogero, con il supporto di Simone Fubini, crea Ubiquity e decide di puntare sui servizi di messaggistica mobile per le banche «e allora questo mercato in Italia era ancora allo stato embrionale». Vent’anni dopo, e grazie ad un processo di internazionalizzazione realizzato con acquisizioni e la nascita del gruppo Kaleyra, arriva lo sbarco sbarca a Wall Street.
Questa società hi-tech nata in Italia, infatti, ha portato a termine un’operazione di «business combination» con GigCapital, un soggetto di «private to public equity», specializzato nel settore tecnologia, media e telecomunicazioni, già quotato al Nyse.
Il «ticker» della società che nasce dall’aggregazione aziendale sarà KLR. La chiusura dell’operazione e il debutto in Borsa sono in calendario per la seconda metà del 2019, una volta che la Sec avrà dato luce verde.
Il percorso di internazionalizzazione pianificato da Calogero inizia nel 2016 con l’apertura di una sede in Svizzera. Poi alla fine di quell’anno arriva l’acquisizione di Soutions Infini, con sede centrale a Bangalore in India, società che opera nello stesso mercato ma che offre i servizi di comunicazione alle aziende. Alla fine di questa operazione nasce Kaleyra che nell’agosto del 2018 entra nel mercato americano con l’acquisizione di Hook Mobile.
Il gruppo ha un fatturato di 99,5 milioni di dollari, erano 54,6 milioni nel 2016 con una previsione di arrivare a 126,7 nel 2019 e a 209,9 nel 2021 e un team di oltre 230 persone, distribuite in 13 sedi tra Europa, Asia, Medio Oriente e America del Nord.
Kaleyra eroga i propri servizi in circa 200 paesi e con oltre 3000 clienti a livello mondiale nei settori fintech, e-commerce, logistica, viaggi, salute, commercio al dettaglio e comunicazione.
A questo punto della storia, però, per Kaleyra diventa difficile continuare a crescere solo con le proprie forze. «Abbiamo scelto la Borsa americana dopo aver iniziato il percorso Elite in Italia perché a piazza Affari non ci sono società del nostro settore, non ci sono investitori e nemmeno liquidità», spiega Calogero. Dal suo punto di vista «l’operazione con GigCapital ci consente di avere accesso ad asset finanziari fondamentali per continuare a crescere anche con nuove operazioni di fusione e acquisizione». L’obiettivo è rafforzarsi sul mercato statunitense che presenta ampi margini di sviluppo per il mercato dei servizi di comunicazione a supporto delle aziende.